Passano gli anni, cambiano gli amministratori, ma “ a Roma tutti vengono perché c’è il Colosseo” è un pensiero che serpeggia ancora in molti ambienti e un po’ inquieta. Di sicuro non è un salvagente per uscire dalla crisi post pandemia ma rischia piuttosto di guidare una corsa che finisce su un binario morto e sperpera una irripetibile opportunità
Infatti avere il Colosseo è una verità incontrovertibile, ma considerarla sufficiente per ogni futuro piano di valorizzazione della Capitale ha generato negli anni una sequela di errori sia tattici che di visione.
Uno per tutti. Pensare ai bisogni dei turisti senza ascoltare chi in città vive, lavora e studia è ignorare che abitanti e turisti, convivono, occupano, seppur per tempi differenti gli stessi spazi, lo stesso territorio. Parlare di Programma turistico per Roma pare riduttivo e un po’ datato.
Nel 2014, i risultati dell’analisi delle conversazioni dei turisti su Tripadvisor riguardo a Roma, condotta da Sociometrica , non sorpresero per i topic attorno cui si concentravano i giudizi e le recensioni prese in esame: potrebbe piuttosto sorprendere che le criticità di allora siano le stesse che ancora oggi rilevano gli abitanti di Roma.
In particolare
- Trasporti
- Arte cultura
- Internet
- Politica
- Pellegrinaggi- turismo religioso
Sebbene il sentiment generale delle conversazione sul web di allora fosse positivo (d’altronde c’è il Colosseo), sono le parole associate alla città –cheap, wait, expensive, problem, crowded, miss-, che sollevano parecchi spunti di riflessione.
I turisti in pratica restituivano una città che sembrava economica, ma in senso negativo, con lunghe file d’attesa fuori i musei – quindi cara in relazione alla qualità dei servizi erogati, piena di disservizi, rumorosa e caotica- come sprecare l’occasione di far vivere a tutti, una esperienza da ricordare.
Ecco, turisti e cittadini vedevano Roma alla stessa maniera. E’ pur vero che tra le “lamentele” dei turisti mancava il traffico e ma solo perchè non sono soliti guidare sul Raccordo!
A qualcuno sembra che qualcosa sia cambiato?
Se per una volta non ci facciamo annoiare “da Roma che perde terreno” rispetto ai competitor internazionali in termini di permanenza media, spesa pro capite, quantità di eventi organizzati e gestione dei flussi turistici, possiamo provare ad entrare nel merito della questione.
La destinazione è un prodotto turistico complesso, composto di variabili inscindibili e relazionate tra loro, cerchi che si sovrappongono, quella che gli esperti chiamano prospettiva overplapping,
I cerchi che compongono la destinazione sono gli stakeholder, che sovrapponendosi formano un insieme eterogeneo e complesso: ospitalità, trasporti, rifiuti, operatori, tassisti, ristoratori, musei, cittadini…
Il turista che viene spennato in un ristorante del centro, avrà memoria di essere stato spennato a Roma e non necessariamente del ristoratore furfante; lo stesso può accadere per i tassisti e per qualsiasi altro operatore della filiera. Il meccanismo è ripetitivo ma nello stesso tempo quasi sempre ignorato.
Il contributo del turista soddisfatto per l’ esperienza, non è solo economico ma coinvolge anche quello della comunità che abita la destinazione ospitante .
Uno spazio condiviso da abitanti e turisti e comportamenti individuali che impattano su tutta la filiera è il mindset- da cui ripartire se l’obiettivo è quello della qualità diffusa.
1. QUALITÁ DELL’OSPITALITÁ
- Lotta all’abusivismo ricettivo
- Qualità degli host
- Qualità delle strutture ricettive
2. QUALITÁ DEI SERVIZI EROGATI
- Guide turistiche
- Operatori del trasporto pubblico
- Infopoint
3. QUALITÁ DELLE INFORMAZIONI
- Portale turistico
- Canali social
- Segnaletica turistica
Invertire il corso degli eventi richiede che “ tutti” condividano il progetto del governo di Roma che deve fornire modalità, strumenti e indicazioni utili per il confronto e indispensabili per conseguire il risultato.
Una richiesta a chi ancora avesse in mente che il turismo è il petrolio di Roma: per favore, almeno non ditelo.