Rimasi sorpreso anni fa quando, alla reception di un hotel creato all’interno di una sfera gigante, mi consegnarono assieme alle chiavi della mia stanza una card: la Stockholm Card.
In quei tempi preparavo la mia tesi di laurea triennale in turismo, ipotizzando la creazione di uno strumento che consentisse di mettere insieme tutta una serie di individui e destinazioni, al fine di creare un sistema bottom up, una card appunto. Osservando quella svedese mi dissi : “Allora funziona”.
Bene, la mia rimase solo un’ ipotesi, in Svezia è già vecchia anni luce.
In un periodo in cui si dibatte sempre più sulle soluzioni da ricercare per risolvere il problema tutto italiano della stagionalità unito, per forza di cose, alla dis-occupazione degli esercizi ricettivi, in Svezia si è deciso di invertire la rotta.
Nella patria delle telecomunicazioni e dell’arredo fai da te, è nato un portale turistico dedicato, come scrive Andrea Ruggeri, a tutti quei “pirati che non lavorano per Sua maestà”, e che fanno dei viaggi veloci ma mantengono con la destinazione dei legami forti, la spinta all’altrove; però a differenza dei soggiorni componibili, che inevitabilmente ne hanno fatto uno stereotipo, le istruzioni qui non sono in svedese.
Un click e sei dentro Stoccolma; come rendere il viaggio più semplice possibile, un filmato di 32 secondi e tutto ciò che puoi fare in due giorni in città ti viene mostrato, nella tua lingua. D’altronde come scrive Giuffrè nel Sole 24ore, per il City Break gli ingredienti sono semplici da aggiungere: due o tre giorni a disposizione, una meta da raggiungere, magari quella sognata seguendo le orme di un romanzo (Codice da vinci docet) e via.
I numeri di questo fenomeno oramai consolidato, che fa di questa nicchia destination management di se stessa (cfr. Andrea Ruggeri), parlano da sé : l’Ipk World Travel monitor ha stimato che le vacanze brevi a medio raggio alla scoperta delle città più belle rappresentano il 40% del totale dei pernottamenti in Europa e il 20% delle entrate derivanti dal turismo internazionale.
Qui si tratta di marketing territoriale bello e buono e in particolare di web marketing. La montagna che va da Maometto, in pratica. Nella logica del consumer oriented che da sempre contraddistingue il paese degli abeti e delle polpette, questa strategia chiude perfettamente il cerchio. Partendo dal presupposto che i new consumers non hanno bisogno di contenuti, di informazioni, poiché “se ne stanno sospettosi nei loro blog” e sanno quello che vogliono, come lo vogliono e quando lo vogliono, il sito di promozione è ridotto all’osso, scarno ma essenziale, come nella più tipica tradizione svedese.
Più che sulle parole si è puntato sulla dinamicità e sulla flessibilità che questa nuova classe creativa predilige. Il dynamic package appunto, fornisce la possibilità di scegliere il soggiorno “componendolo”, un puzzle di servizi tailor made.
Scegli il tipo di alloggio, il tipo di ristorante, il tipo di avventura, insomma: fai tu, come all’Ikea, appunto.
Che sia questa una delle vie da intraprendere per le nostre città?
Giusta o sbagliata che sia un fatto però è incontestabile: gli sforzi fatti fino ad ora non hanno portato i risultati attesi, in termini di occupazione delle camere e/o dell’aumento della spesa dei turisti sul suolo italiano. Ripensare le nostre città, i servizi offerti, i modi e i tempi dell’accoglienza, creare tecnologie adatte, prendendo spunto da chi ha tracciato la via davanti ai nostri piedi, può rappresentare una scelta vincente, o se non altro, una scelta.
…se ho ben capito, è la logica “modulistica” che risale agli anni Settanta (il prof. Salvatori ne parlò 15 anni or sono in una lezione) dello scorso secolo, ed è attualmente utilizzato anche nella programmazione “ad oggetti”… Sarebbe dunque ora di applicarlo nel turismo… senza tuttavia dimenticare che il turista medio è pigro, e non vuole pensar troppo. Occorre guidarlo nelle scelte il più possibile. Libertà ma… obbligata. O almeno “aiutata” il più possibile.