Comunicazione in f2
Giorni fa parlavo con un blogger finlandese….quelli finlandesi li riconosci perché masticano caramelle Ricola…che mi dice:
“Sai sono stato in Italia…ho partecipato ad un blog tour in una regione del nord, l’Emilia Romagna”.
Non poteva sapere che da un paio di anni io vivo e lavoro proprio in Emilia e allora gli dico:
“Maddai? Raccontami un po’, è una terra che non conosco ma che un giorno mi piacerebbe visitare”.
“Allora, ti do solo tre motivi per visitarla, gli altri te li leggi sul blog”
“Quello dell’Emilia Romagna? “
“No sul mio”
“ Ah… ok”
Rimugino tra me e me: ma perchè i post del guestbook sono solo link ai blog dei bloggers?
“Dai allora, dimmi pure”
“1.Cibo. 2.Motori. 3.Musica.”
e io:
“Parola di Francesco Amadori” ….. ma il finlandese questo non l’ha colto.
Continuo a rimuginare tra me e me: ma può essere questo il modo nuovo di promuovere il territorio?
Raccontare di un territorio per promuovere una destinazione turistica è una sfida e più o meno due anni fa, col Cecchino miope, abbiamo fornito la nostra versione in quanto persone informate sui fatti . Il racconto di un territorio non è un esercizio autoreferenziale e non può essere un blog che rimuove il rischio, anche se oggi “tutti volere blogger”.
E qui il discorso si fa hot. Funzionano i blog trip? Si – no?
Non risponderemo, almeno non in questo post. Però, perché spacciare per racconto sostenibile di un territorio quello fatto da 53 blogger provenienti da tutto il mondo? Non tanto tempo fa erano educational, ma i tempi si sa, richiedono di essere innovativi!
Il progetto in questione è Blogville, lo riassumiamo per chi non lo conoscesse: turn over di 53 blogger, arco temporale di un mese, due abitazioni messe a disposizione dalla Regione (Bologna – Rimini), prodotti enogastronomici gentilmente offerti, e via a pascolare per la via Emilia, tra museo Ferrari e parmigiano.
Risultato ad oggi: 103 post, un migliaio di immagini, e che altro? Moltissimi link!
E ci sono vari altri tormentoni che mi accompagnano: dove è finita la comunità locale? E poi, come sono state selezionate le aziende in cui i “nuovi giornalisti” (così li ha appellati il responsabile di Blogville ad IT.TA.CA’ il 1 giugno) pascolavano liberamente?
Saranno mica quelle che hanno offerto i prodotti agli scienziati della comunicazione su facebook?
E mi viene anche da pensare “forse che i blogger hanno scambiato un posto per un altro?” Perchè la consorteria dell’aceto balsamico è nata a Spilamberto nel 1967, non a Modena, ma di vichinghi al Museo dell’aceto balsamico tradizionale di Spilamberto, non si è trovata traccia.
Cristo si è fermato a Modena…
Progettazione in h 3
Da pochi mesi la Liguria ha messo mano alla redazione del nuovo piano turistico triennale della Regione.
L’esito finale, cioè la stesura del progetto è preceduto da un blog e da un barcamp a cui sono invitati operatori e stakeholder.
Il turismo che vorrei è il blog creato per attivare una serie di discussioni, suddivise in 7 categorie di confronto, per capire quali sono gli aspetti e gli ambiti del turismo ligure da migliorare; è stato un utile tentativo di partecipazione e di inclusione sociale invece dell’abituale decisione presa dall’alto e da pochi.
Di questo va preso atto.
Gli effetti sperati però non sono arrivati: pochi i commenti e poca la partecipazione. Forse non si è tenuto conto abbastanza conto del digital divide…perché non è che l’operatore turistico è proprio avvezzo a scrivere dentro ai blog, anzi si sa che in alcuni casi ….altro che web 2.0, bisogna partire da word!
La domanda quindi è: no commenti, no piano triennale?
Oppure era già tutto pre-fatto da quei decisori occulti che nel bel Paese sono sempre presenti e il blog è stato un tentativo di entrare in trend topic?
Vedremo al barcamp conclusivo….chissà quanti blogger, già ce li immaginiamo, in prima fila con il loro pc attaccati alle prese elettriche ma fateci sapere l’hashtag, li seguiremo sperando di essere smentiti.
In un momento in cui le scelte richiedono con sempre più forza di essere partecipate, non sarebbe stato più opportuno presentare delle linee guida programmatiche magari di lungo periodo e su quelle avviare un percorso di ascolto per sapere “cosa ne pensano, cosa preferiscono, come vorrebbero che fosse il turismo, ecc.” operatori e residenti del territorio coinvolto? E allora, focus group, incontri, social media e ogni altro mezzo prescelto on line e off line, forse avrebbero ridotto il rischio di esercitare l’italica virtù dell’essere tutti allenatori?
Ognuno ha i propri compiti e responsabilità, chi amministra deve saper ascoltare per governare non per delegare.
Scacco al re
Al gioco degli scacchi ogni pedina obbedisce a delle regole, la vittoria è del più bravo… a posizionarle nel modo migliore.
Dopo aver partecipato a IT.A.CA’, due piccole postille per concludere:
1. per il prossimo anno sarebbe carino che gli organizzatori si facessero meno tiraneggiare dalla Trend Topic di Twitter -“ Vi comunico che siamo entrati nel top 3 dei topic in Italia.”- e dedicassero più attenzione alla coerenza tra relatori e titoli dei panel;
2. Non ho mai incontrato un blogger finlandese.
Questo te lo “rubo” per forza.
E sennò come si fa?
😉
Naturalmente linkandolo