Gli Stati generali del turismo di qualche settimana fa sono stati una occasione anche per fare il punto sulle attività dell’amministrazione capitolina in atto e su quelle future che ha già messo in agenda.
All’ on. Gazzellone, delegato del sindaco Alemanno al turismo di Roma capitale e consigliere della stessa Assemblea, il compito di aprire i lavori. Nella sua relazione l’Onorevole ha illustrato le misure intraprese dall’amministrazione capitolina per differenziare l’offerta turistica romana con l’obiettivo di intercettare i mercati in ascesa.
Inevitabile perciò che il famigerato secondo polo turistico di Roma abbia guadagnato da subito nel dibattito, il posto d’onore. Per chi ancora non lo conoscesse, questo progetto è nato “con l’obiettivo di valorizzare tutto il territorio cittadino promuovendone il patrimonio naturalistico e storico-culturale, diversificare la propria offerta, attrarre nuovi turisti e sviluppare opportunità e vantaggi”, in poche parole per offrire maggiori attrattive ai visitatori dell’Urbe.
Si punta a “un ruolo da protagonista nel mercato internazionale” di Roma attraendo segmenti “come il turismo convegnistico-fieristico, quello ludico-sportivo, quello naturalistico-archeologico e quello aero-portuale per alzare il tasso medio di permanenza e la spesa pro capite, decongestionando anche il primo polo turistico, cioè il centro storico.
Bene. Anzi tutto molto bene, salvo il ritardo nell’attuazione del progetto per mancanza di fondi – da qui gli appelli accorati per la conclusione dell’iter legislativo per Roma capitale- e per qualche altra non insignificante questione emersa in particolare dagli interventi della professoressa Paniccia e della dottoressa Messina. Entrambe hanno messo in luce due caratteristiche che pesano negativamente sul turismo romano: una scarsa cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza al turista e dell’apprendimento della diversità culturale.
E allora? Il tema della qualità, quando lo affrontiamo? Non basta avere l’idea di intercettare nuovi mercati per aumentare le presenze. E poi diciamolo, questi paesi emergenti sono sempre gli stessi, quelli a cui tutto il modo ambisce – certo, sempre i BRIC che adesso sono BRICS perché si è aggiunto il Sud Africa!
Ma quali grandi mercati, quali big spender? Roma è una capitale, ma i profili social di Roma postano in una sola lingua: l’italiano. Sicuro che manca una strategia che raccordi i media off e on line – e non entriamo qui nel merito del contenuto della comunicazione perché quello che segue rafforza l’idea che è a monte che c’è ancora molto, molto da fare.
“Roma si apre al web” dice onorevole Gazzellone. E per sostenere l’affermazione dice anche che “abbiamo un sito web che nell’ultimo mese ha registrato 100K visite”!
No, scusate….un attimo.
Roma è la terza città in Europa dopo Londra e Parigi. Al quarto posto Berlino che negli ultimi 30 giorni di visite ne ha fatte 390K!
E Londra? 1 milione e 8ooK… eh già… ma lì c’è la London eye!
Londra è anche un esempio positivo di comunicazione off line citato da Padre Ceasar Atuire di Opera Roma Pellegrinaggi che, con la presenza massiccia di manifesti che promuovono gli spettacoli teatrali e i musical del West side londinese, contribuisce ad allungare la permanenza media di visitatori che sono in città per altri motivi.
E lo stesso relatore, ricordando alla platea che una stanza nel giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II, costava mille euro, riporta l’attenzione sull’importanza e la qualità dell’accoglienza cambiando totalmente la prospettiva dei mercati da intercettare: il miliardo di persone sparse per la terra che almeno una volta nella vita vengono a Roma dove risiede il loro capo spirituale. Basterebbe portarne il 10% ogni anno, in aggiunta a quelli che già visitano la città, per non occuparci dei mercati cinesi e/o brasiliani!
E se “vogliamo aumentare il tasso di permanenza media, lavoriamo a sistema e miglioriamo la qualità dell’accoglienza, prepariamo la destinazione dal punto di vista dei servizi e dei trasporti. Insomma, per fare rimanere più a lungo i turisti le destinazioni, i territori e le loro risorse devono agire come i musicisti di una sola grande e unica orchestra.
Il secondo polo turistico, se non ripartiamo da questo, duplicherà i problemi del primo, non le presenze dei turisti.
E’ la qualità la carta vincente!
Qualità in ogni sua forma e livello. Un sito web per i turisti se non è raggiungibile in qualsiasi punto della città ed in qualsiasi lingua, che informa in maniera diversa le diverse tipologie di utente/turista offrendo Servizi utili. Che Connetta l’intera città e tutti i suoi aspetti culturali ed artistici e culturali, accattivante da un punto di vista creativo ma facile e funzionale e che a sua volta faccia parte di un network Italia….e Roma si sarebbe aperta al web?