È arrivato il temuto hotel Finder ed è stato subito panico. Blog, articoli, commenti, trend topic e chi più ne ha più ne metta.
Il colosso di Mountain View ha messo le mani sul mercato della ricettività: era in fase di sperimentazione da circa tre anni e dopo aver testato a lungo su New York e Londra è sceso in campo anche da noi.
Come funziona?
Beh il procedimento è molto semplice: vai su Google, cerchi l’ hotel con un paio di parole chiave, e tra i risultati di ricerca ti appare lui.
Un piccolo motore di ricerca che sulla base delle tue preferenze, data e prezzo, ti segnala georeferenziandoli gli alberghi presenti : scelto l’alloggio, si possono consultare le recensioni, pagare la stanza sulle OTA o sul sito dell’hotel.
E qui cominciano i guai.
Big G perchè e per chi.
Come fare per iscrivere il proprio hotel sul motore di ricerca?
Come fare per far comparire il prezzo dell’hotel?
Come fare con il posizionamento organico del proprio sito su Google?
Ecco perchè Google è semplicemente Big: lui decide chi dentro e chi fuori.
Iscriversi a Google plus, farsi una scheda con business place e poi pregare: questi i rimedi.
Diventa utente Google, poi vediamo.
E pensare che ci eravamo tutti illusi che questa discesa avrebbe potuto sancire la fine dell’intermediazione: qui, invece, si intermedia l’intermediazione.
Vuoi far apparire il prezzo delle tue camere direttamente sulla mappa?
O ti iscrivi ad una OTA, i maggiori clienti di google, o ti compri un booking engine tra quelli che hanno l’integrazione con finder: non c’è altra possibilità.
E il SEO? L’unica alternativa che rimane è iscriversi a Google business place. Già perchè con questa operazione, malgrado i professionisti del SEO dicano ancora il contrario ma si attrezzino anche loro a modificare i servizi che offrono, i risultati organici tenderanno ad essere rilegati sempre più giù.
D’altronde è business: perchè far comparire in prima pagina i non clienti di Google?
Fate una prova, cercate Hotel a Roma, Hotel a Milano etc…. Primi due risultati sono quelli a pagamento (guarda caso le OTA) poi viene il finder, subito sotto le schede su business place, poi ricominciano le OTA ma stavolta organiche con l’aggiunta di Trip Advisor, qualche catena di hotel e la prima pagina è già finita.
Tralasciamo tutto il discorso sulla percentuale di click che si perdono tra prima e seconda pagina, e cerchiamo ancora la nostra struttura. Indovinate qual è il primo risultato della seconda pagina?
Google hotel finder.
Ecco perchè Google è davvero un bel punto erogeno per le OTA.
Cari albergatori volete un consiglio?
- Fatevi un bel sito web facile, intuitivo, gradevole (lasciate perdere musiche di sottofondo e bandierine svolazzanti), e aggiornatelo con una certa frequenza ;
- inserite testi ottimizzati per i motori di ricerca e le parole chiave;
- curate la qualità della vostra struttura, testandola con dei questionari di customer care;
- siate ospitali;
- curate la reputazione della vostra struttura sul web (rispondete alle recensioni, ai commenti, etc…);
- apritevi dei canali social per ascoltare i clienti e per creare degli ambasciatori della vostra struttura;
- iscrivete la struttura sulle OTA per 3 anni, non di più, quanto basta per crearsi un bel database di indirizzi mail e una certa brand awareness;
- passati i 3 anni sarete in grado di fare tutto da soli e togliervi le OTA di torno.
Se avrete fatto tutto con la massima ospitalità e qualità nei servizi offerti non ci saranno portali o SEO che tengano.
Ps : Chissà quanto passerà prima che Big G produca il suo booking engine…
Esatto.. Google Hotel Finder ha veramente fatto dei grandi casini sul web marketing turistico. Ne abbiamo parlato in questi video qui: http://welcome.corsowebmarketinghotel.it