Meteo o non Meteo, dite ciao al mare italiano.

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Come se non bastasse la crisi galoppante dei consumi e del turismo; come se non bastasse Bolkestein; come se non bastasse l’applicazione, in alcune aeree dell’Italia, della discussa tassa di soggiorno, giugno e luglio ci hanno regalato un bel carico di monsoni e trombe d’aria.

Chissà come saranno contenti i gestori degli stabilimenti e chissà gli albergatori, dopo che questo clima tropicale ha definitivamente ridotto una stagione che fino ad ora non ha smentito le previsioni negative.

Anche lo studio della JFC fa un quadro del prodotto mare quanto meno allarmante:

• – 10% la spesa dei turisti nelle località di mare;
• 6 su 100 strutture ricettive non apriranno quest’anno;
• 12 giorni in meno di apertura delle strutture ricettive;
• un decremento del fatturato generato dai turisti del 17%.

Un’ ecatombe.

L’andamento del meteo come responsabile del calo finisce col dare ragione a quanti sono ancora convinti che la diminuzione delle presenze, la decisione di non partire dipenda dalla meterologia e dai bottoncini del meteo piazzati nella sidebar dei siti internet delle destinazioni turistiche.

Certo, le cattive condizioni meteorologiche possono nuocere gravemente al malato turismo, ma gli italiani non vanno al mare perchè c’è il brutto tempo, o perchè se c’è il brutto tempo non trovano niente da fare nelle località e quindi preferiscono rimanere a casa?

Nonostante se ne parli da anni,e per quanto non ci sia blog, libero professionista del turismo che suggerisca la formula “per recuperare le posizioni che l’Italia sta perdendo bisogna destagionalizzare”, sono ancora troppo poche le scelte e gli sforzi per svecchiare il prodotto mare e svincolarlo dal fattore stagionale.

Immaginiamo, per assurdo, che da domani improvvisamente l’Italia diventi un paese con un clima mitteleuropeo.

Quale sarebbe il destino della maggior parte delle destinazioni balneari italiane? Quale quello del sistema Italia se, con una estate più piovosa del solito il conto di vittime e feriti è così elevato?

Eppure qualcuno che si impegna esiste : ci sono per esempio degli eretici che hanno deciso di promuovere la montagna in Calabria e chi sta investendo in nuove forme di turismo e di mobilità per differenziare l’offerta e allargare il proprio mercato di riferimento.

C’è però ancora molto da fare, sperando che non sia  uno stato di emergenza climatico a spingere per riprogettare le destinazioni.