A Roma il 27 Aprile scorso si sono incrociati per la prima volta nella storia 4 Papi: due Santi, uno emerito e uno in carica. Questo straordinario evento, che difficilmente si ripeterà nella storia dell’umanità, ha portato nella Capitale più di 1 milione di pellegrini che si sono aggiunti ai turisti già presenti nella destinazione.
Questa occasione ha fortemente riacceso il dibattito sull’ impatto economico dei pellegrini per la destinazione e se questi rappresentino un segmento remunerativo per il turismo. Come avviene spesso in questi casi, si è da subito assistito ad una battaglia di “numeri” sui media generalisti e non, che non ha lasciato fuori neppure la mia bacheca facebook.
Prima di entrare nel merito e per ridurre il rumore di fondo, è bene ricordare che pellegrini e turisti religiosi, sono segmenti diversi non sovrapponibili e che, benché abbiano dei tratti in comuni, i due, si differenziano per alcuni aspetti fondamentali.
Il primo di questi è la motivazione: i turisti religiosi sono mossi da una motivazione culturale, sociale e religiosa, e quindi visitano luoghi di interesse storico e artistico a cui associano visite a monumenti anche di interesse religioso. I pellegrini sono spinti dal solo motivo religioso, non si spostano mai per svago: visitare i luoghi in cui sono avvenuti miracoli, quelli che possono vantare apparizioni o dove sono conservate reliquie.
La diversità tra i due segmenti si accentua quando l’attenzione si sposta sui numeri.
Se parliamo di turisti religiosi, i numeri sono quelli forniti dalla UNTWO, l’organizzazione mondiale del turismo, quindi dati ufficiali e attendibili. Il flusso di visitatori generato nel mondo dal turismo religioso è pari a 330 milioni di individui, di cui 40 milioni solo in Italia che rappresenta il 30% della quota europea. Il fatturato è pari a 18 miliardi di euro di cui 4,5 in Italia.
I pellegrini invece si muovono preferibilmente fuori dai circuiti turistici e sono perciò flussi difficili da rilevare. Alloggiano raramente nelle strutture ricettive ufficiali, preferendo agli alberghi l’alloggio gratuito offerto dalle parrocchie in palestre e altri ambienti allestiti temporaneamente a dormitori, pranzano al sacco, fanno spesa nei supermercati, quando non arrivano dai loro paesi già carichi di alimenti.
Certo esistono sistemi di rilevazione alternativi, come la misurazione, in occasione di eventi particolari, delle tonnellate di rifiuti prodotte o delle casse di acqua distribuite, ma resta comunque complicato ottenere un numero preciso e attendibile.
Ciò che è certo è che sono molti, si stimano 12 milioni di pellegrini che si recano a Guadalupe, 6 milioni a Lourdes; 4 milioni a San Giovanni Rotondo (fonte: “Il viaggio della Vita. Il Pellegrinaggio”di Padre Caesar Atuire) e che, secondo una indagine di Isnart hanno una capacità di spesa pro capite di 51 euro, una cifra molto più bassa della media degli altri target.
Le considerazioni, a seguito di quanto sopra detto, fanno ritenere che benché il segmento dei pellegrini abbia di media una capacità di spesa più bassa di altri tipi di visitatori, potrebbe contribuire in maniera alla crescita del PIL di una destinazione nella misura in cui gli stessi flussi siano effettivamente controllati, se e quando siano registrati, gestiti e monitorati, e se la capacità di carico della destinazione fosse rispettata.
Quando questo non accade, il rischio impatta sulla destinazione che potrebbe collassare oltre a dover fare i conti con l’ostilità della comunità ospitante.
In definitiva, vale la pena ospitare una così grande massa di individui, che potrebbe comportare anche effetti piuttosto critici, se il ritorno economico e’ così basso?
C’è una caratteristica dei pellegrini che potrebbe far rispondere positivamente alla domanda: è la poca attenzione alla stagionalità poiché il pellegrinaggio coincide con le apparizioni o le ricorrenze: maggio è il mese di Medjugorje e Fatima (anche se bisogna prestare attenzione non essendo ancora riconosciuta dalla Chiesa cattolica), giugno è il mese di San Pietro e via dicendo.
Un altro aspetto favorevole a questo segmento riguarda la possibilità di fa riconoscere la destinazione ospitante come ospitale, e favorire quel passaparola che sta alla base l’avvio di un circolo virtuoso così importante, ancora oggi, per il turismo. Ci auguriamo che l’evento del 27 Aprile abbia avuto queste caratteristiche.
NB. = Il riferimento è solo ai pellegrinaggi di religione cattolica per i quali è possibile reperire più informazioni.