Uno sguardo sul mondo.
Arrivano a ondate, sembra che in questo periodo tutti si siano scatenati.
Sarà forse la crisi?
Sarà mica che in presenza, o meglio in assenza di denaro conviene ingegnarsi per portare la montagna da Maometto?
Scusate l’ermetismo, sono pensieri in libertà. Mi spiego.
In questa ultima settimana la rete pullula di notizie sulle politiche di promozione turistica di diverse destinazioni in giro per il mondo. America, Australia, Irlanda, Perù, Brasile sono solo le ultime in ordine temporale. E’ un proliferare di strumenti di promozione, una botta generalizzata di creatività.
Con ordine.
America, dopo dieci anni di crisi prova a dare slancio all’industria turistica, questo il titolo del sole 24 ore. Cosa c’è di nuovo?
First of all: investe sul turismo. “Vogliamo che gli Stati Uniti siano la prima destinazione al mondo”dice il presidente Obama. E ci sono pronti 13 milioni di dollari per 3 mesi di promozione massiva: tv, radio, web e carta stampata, cross medialità turistica insomma.
Quanto è lontana la politica turistica italiana da questa visione?
La seconda: hanno focalizzato gli investimenti sui target dei maggiori consumatori del prodotto America (ah, già dimenticavo, hanno anche un brand Usa e noi di un marchio continuiamo a parlare da anni) e tanti saluti ai BRIC.
Si è vero, questi sono paesi con grandi potenzialità di spesa, ma se in Italia, invece di sparare nel mucchio e tradurre i siti in russo e cinese verificassimo anche chi sono i nostri maggiori potenziali clienti?
Vabbè, il marketing è roba loro e gli Usa giocano in casa ma la nuova campagna promozionale di New Mexico, è veramente singolare.
“Un posto arido, noioso, inutile, dove non c’è niente da fare”, questo il risultato dei focus group organizzati prima di decidere la comunicazione. E allora come fare per promuoverlo?
Semplice, basta dimostrare che non c’è bisogno di water park o di cattedrali nel deserto (chissà che le manie da London eye di Roma non si ridimensionino), per vivere un’esperienza autentica e reale e far scegliere al turista il New Mexico, una terra magica dove esiste il vero e il falso è bandito .
Sebbene le immagini e gli slogan della campagna siano geniali, quello che mi entusiasma è che hanno inventato Facebook e Twitter ma utilizzano ancora i focus group off line per le rilevazioni (noi invece non abbiamo le strade per raggiungere le destinazioni e ci mancano le infrastrutture ma facciamo i blog tour).
Trovo poi buffo che proprio loro che hanno saputo trasforme un deserto in una delle città più visitate al mondo (Las Vegas) loro, che sono i paladini dei parchi tematici, abbiano deciso di promuovere l’autentico e l’esperienza!
Poco più su invece, nello stato di Washington, più precisamente a Seattle, a seguito del successo del libro “50 sfumature di grigio” che in gran parte è ambientato lì, stanno nascendo iniziative e pacchetti turistici che ripongono ai visitatori gli stessi luoghi e itinerari dei protagonisti del libro .
Gli stakeholders hanno poi stimato che l’adattamento cinematografico del libro incrementerà gli arrivi e si stanno preparando al meglio: bisogna dargli atto che loro il business lo annusano in anticipo e lo sanno fare piuttosto bene.
Certo si tratta di flussi “indotti” ma se si guardano anche gli esiti di altri due casi editoriali e cinematografici, la trilogia Larsson per Stoccolma, e il Codice da Vinci per Parigi, il quadro ha contorni interessanti.
Il cineturismo è uno degli strumenti di promozione che va usato con intelligenza e non occasionalmente per portare risultati importanti (certo se penso a “Mangia, prega e ama”, ambientato a Roma ma la lingua è il siciliano…)
Australia. Non c’è niente da fare, loro sono l’avanguardia. Già con la campagna “dei canguri” per far conoscere le isole dell’arcipelago stavano una spanna sopra tutti.
In questi giorni hanno lanciato la prima applicazione turistica su facebook per favorire la scoperta della terra australiana che applica semplicemente il principio basilare dei social network: funzionano se creano interazione. Bene. Quale migliore interazione se non quella di creare il proprio itinerario su facebook attraverso i commenti le foto e i post dei tuoi amici?
Chapeau !
Il confronto con l’Italia è impietoso: sconfitta per manifesta inferiorità (un esempio tra i tanti: gli amministratori della pagina facebook di Roma postano solo in italiano, altro che BRIC!)
Irlanda. Sei un londinese? Sarai investito dal traffico e da masse di turisti a causa delle Olimpiadi? Sconfiggi la tristezza e fai un salto in Irlanda.
Un video su you tube destinato a catturare i consumatori del prodotto irlandese: indiani? cinesi? brasiliani? No, sono inglesi, meglio londinesi. Risultato: una campagna focalizzata sul target, viralità e 20mila viste di media al giorno.
Perù. Qui non ci sono commenti nè parole aggiuntive. In BTO si era già vista la politica di promozione turistica del Perù e la strategia seguita per la creazione della marca Perù .
In questo nuovo video ritroviamo la creatività, i testimoni e un modo di raccontare il territorio originale. Niente più cecchini miopi ma giovani Guglielmo Tell con una mission”ser embajadores de nuestro país” coerente con la creatività.
Brasile. Nuovo canale you tube Visit Brasil. Un breve tutorial, le opzioni tra cui scegliere: periodo, durata, numero delle persone, interessi, video di luoghi e esperienze correlati alle opzioni scelte e poi clic… la proposta di viaggio con suggerimenti e servizi corrispondenti alle scelte fatte. Un uso delle immagini che solletica non solo gli internauti e intorno a cui ruota l’organizzazione di tutto il viaggio e investimenti, per la nuova campagna, pari a 40 milioni di dollari entro la fine del 2014.
Siamo arrivati al capolinea, i passeggeri sono pregati di scendere, torniamo in Italia.
Il portale italia.it resta un miraggio, una emorragia di soldi, innovazione tecnologica e uso dei social non in agenda, la comunicazione turistica dei luoghi miope e autoreferenziale (ancora pochi i casi virtuosi tipo Digital diary, Puglia reality), ma anche mancanza di formazione e di professionalità (le facoltà di scienze del turismo stanno chiudendo a causa di un calo verticale delle immatricolazioni, dovuta alla totale assenza di placement), stagionalità dei flussi turistici e dei lavoratori che rimangono una caratteristica negativa del Paese.
Insomma sono tante le cose da fare e da fare in fretta, di proposte valide ce ne sono, speriamo che questo nuovo corso politico non manchi l’occasione.
Il mondo intorno a noi è sveglio e vigile. E a noi tra quanto succederà?
Chapeau a voi per un articolo del genere. Lucido e interessante come pochi ne se leggono in giro.
@Giulio
Evvai!
😉